Il pane dell’amore – scritta il 4 settembre 1995

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L’amore è come un pezzo di pane.

Tu eri là a mordere il tuo.

Io ero un pò più in là

a rubar le tue molliche.

Poi non mi son bastate più quelle.

E quando mi son deciso a chiederti

di assaggiare il tuo pane,

non ci son volute parole,

è bastato uno sguardo:

senza aver chiesto nulla

m’hai offerto il tuo amore.

Ed ora son qui,

a mangiare il tuo pane

e a ripetere ai tuoi occhi:

ti amo, ti amo amor mio;

senza parole ti amo.

Ogni volta che ti guardo,

ogni volta che ti penso,

ogni volta che ti cerco.

L’amore, sai,

è come un pezzo di pane,

e tu me l’hai donato.

Vuoi assaggiare il mio pane?

E’ fatto d’amore e lievito,

ad ogni morso sussurra: ti amo.

 

Il poeta maledetto

 

Amore – scritta il 25 luglio 1995

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Che cosa vuole il mondo da me?

Non sono che la pedina

di una dama messa da parte.

Sono un artista fallito,

un amante tradito,

un fuorilegge pentito,

uno sportivo incallito.

Che cosa vuole il mondo da me?

Solo il mio nome posso dargli.

La mia vita è già sua,

i miei pensieri già suoi.

A cosa gli serve il mio nome?

Se mi toglie anche quello

come faranno gli altri a chiamarmi?

Cosa sono senza il mio nome?

Non si toglie il profumo ad un fiore.

Non si toglie la luce al sole.

Non rubate il mio nome.

Come faranno gli amanti a chiedere aiuto,

come faranno a chiamarmi

se non ho più un nome?

Se non mi volto più indietro,

quand’essi gridano: amore.

 

Il poeta maledetto

 

L’anellino – scritta il 30 giugno 1995

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Ho comprato un anellino.

A lei lo voglio regalare.

Luccicante di oro fino,

più del sole che muore in mare.

Non è che un dolce pensierino,

simbolo di qualcosa

troppo grande da immaginare.

A lei lo voglio regalare,

per dimostrarle l’amore che provo.

Ché possa spiegarle col suo luccichio,

quel che vorrei dirle e le parole non trovo.

Qual gioia ho in cuor,

nell’immaginarmi il suo viso, i suoi occhi;

le sue dita sfiorare questo splendido anellino.

La sua mano nasconderlo dietro la mia schiena,

quando avvicinandosi,

in un abbraccio m’avvolge.

I suoi occhi riflessi nei miei, mi bacia, sorride;

sussurra “ti amo”;

ed io “sei bella”, rispondo incantato.

E’ ciò che m’aspetto da questo anellino:

che a lei riveli la mia voglia d’amare.

Non so aspettare, la vado a cercare.

La trovo in un vicolo, passeggia distratta.

La saluto, sorrido, m’avvicino sicuro.

Le bacio la mano sfiorandola appena,

ma cos’è quella cosa che luccica là?

“Mi sono sposata. E’ stato ier l’altro.”

Ah, davvero? E con chi?

No aspetta! Non voglio saperlo.

Volevo dirti una cosa,

non importa, non fa niente.

Sii felice amica mia.

Sii felice più di me.

Ho comprato un anellino.

A lei volevo regalarlo.

Ma per il suo posto c’era già un anello.

Più grande, più grosso e molto più bello.

C’è una chiesa un pò più avanti.

C’è una bimba sulle sue scale.

Da quella bimba di dieci anni

vado spesso a chiacchierare.

Coi vestiti logori,

sta li seduta a vender margherite.

“Ciao signore, come stai?”

Le sorrido, m’avvicino sicuro.

Ho comprato un anellino

te lo voglio regalare.

Qual gioia nel suo viso, nei suoi occhi;

vedere le sue dita sfiorare

quello splendido anellino.

La sua mano nasconderlo dietro la mia schiena,

quando avvicinandosi,

in un abbraccio m’avvolge.

I suoi occhi riflessi nei miei,

mi bacia la guancia, sorride.

Sussurra:

“Grazie signore, anch’io voglio regalarti qualcosa”;

così dicendo mi porge tutte le sue margherite.

La saluto, vado via con i fiori.

La notte scende in ogni luogo,

ed il buio confonde

ciò che poco prima era chiaro.

Lo nasconde, gli da mistero.

Sulle scale di una chiesa brilla come una stella,

un anellino ad un dito,

quasi fosse una lucciola.

Una di quelle tante lucciole

che volano intorno al ponte diroccato

alla periferia del paese.

Sotto quel ponte scorre lento un fiume.

Sulle rive di quel fiume,

incastrate tra le fronde bagnate

stanno tante margherite, strappate,

schiacciate, buttate via.

Tra i loro petali dorme la luna,

riflessa sull’acqua.

Tra i loro petali dorme per sempre

il ricordo di parole mai dette.

Di un uomo che ha amato tanto

e che adesso è sparito per sempre.

 

Il poeta maledetto

 

L’albero – scritta il 4 giugno 1995

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Un albero senza foglie

è sempre un albero.

Ma nessun passero vi si riposa,

né tantomeno vi pone il nido.

Il vento soffia una melodia di pace,

ma per quell’albero è un leggero tocco.

Solo un ricordar cos’è che non ha.

I rami di quell’albero son bagnati.

Chiamala come vuoi:

rugiada, pioggia, resina.

Quell’albero piange.

Giuro che le sue perdute foglie

Ei piange.

Un cuore senza amore

è sempre un cuore.

Ma nessuna gioia vi si distende,

né tantomeno vi è sentimento.

Un cuore senza il tuo amore,

è un albero senza foglie.

Aspetta che un bocciolo rinasca su un ramo

e che il vento soffi una melodia d’amore:

il tuo.

 

Il poeta maledetto

 

Dedicato – scritta il 6 dicembre 1994

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Amore mio,

solo a ripetermi il tuo nome,

il mio cuore si riempie d’amore.

Qual gioia infinita m’assale

al pensiero che domani t’incontrerò.

Qual dolce emozione provo

nell’immaginarmi il tuo viso;

mentre colgo la sorpresa

nella tua espressione

quando dico che…

Ma già so che non sarò capace

di dirti nulla.

Se non di ripetere

il tuo nome all’infinito,

ogni volta seguito

dalle parole “ti amo”.

 

Il poeta maledetto

 

Grido per amore – scritta il 27 ottobre 1994

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Tante parole non servono a nulla;

Quanti discorsi per farmi dire

qualcosa che già so.

Eppure che voglia di farmeli ripetere,

di sentire quella voce,

che mi accende qualcosa dentro.

E mi sento tranquillo,

e mi sento strano,

e mi sento innamorato.

E giocare a sono io il più forte:

“Quando voglio ti lascio!”

Ma sapere che senza te,

non riesco più a vivere.

I giochi di parole

fatti per punzecchiarci,

per essere più sicuri l’uno dell’altra;

che se non si sta attenti

possono diventare pericolosi.

Per una incomprensione,

per una leggerezza,

ci si può trovare a soffrire.

L’amore è come una trasmissione radio,

dobbiamo sintonizzarci

sulla stessa lunghezza d’onda,

altrimenti sentiremo disturbato.

Poi mi fermo un attimo a riflettere,

e mi chiedo:

Perché scrivo queste cose?

Se mi ami davvero,

non hai bisogno di tante parole.

Ma mi ami davvero?

E tu rispondi:

E tu mi ami davvero?

Perché ce lo chiediamo?

Tanto sappiamo tutti e due la risposta.

Dobbiamo solo convincercene entrambi.

Senza arenarci in discussioni sterili;

perché chi si ferma è perduto… O perduta.

 

Il poeta maledetto

 

 

Amore a puntate – scritta il 17 agosto 1994

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Un filo continuo è impossibile seguirlo.

Oggi mi ami, domani non mi saluti nemmeno.

Imprevedibile il finale di questa storia

che ora galleggia, ora sta per affondare.

L’unica certezza è che noi ci amiamo;

già… Come l’acqua e il fuoco.

La nostra unione

sarà dunque fatale per uno di noi,

a meno che uno di noi due non cambi.

Io sono il fuoco,

ed il fuoco dentro di me è eterno.

Tu sei l’acqua,

e dentro di te vi è un ghiacciaio eterno.

Io scioglierò quel ghiacciaio,

fosse l’ultima cosa che faccio.

E tu brucerai nel fuoco che è dentro di me.

O fallirò, e il ghiaccio soffocherà il fuoco,

uccidendolo per sempre.

 

Il poeta maledetto

 

Sogno d’amore – scritta il 12 agosto 1994

 

Io sono già li che ti aspetto.

Tu entri appoggiata al braccio di tuo padre;

e due lacrime ti accarezzano le guance,

mentre stringi tra le mani il tuo bouquet.

Arrivi al mio fianco e sorridi,

il tuo sogno d’amore si sta avverando.

Il prete comincia il suo fiume di parole.

S’interrompe un attimo, ed io sussurro: “si”.

Continua per un pò, poi s’interrompe di nuovo,

e tu sussurri: “si”.

Tua sorella sorride porgendoci gli anelli

che saranno con noi per sempre,

testimoni della nostra promessa,

nella buona e nella cattiva sorte.

Le nostre labbra si vogliono,

si cercano, si trovano.

Usciamo fuori, e volano riso e confetti.

Tu piangi e ridi, ed io ti stringo forte a me.

il nostro sogno d’amore si è avverato.

 
Il poeta maledetto

Riflesso d’amore – scritta il 26 giugno 1994

 

Capita a volte di innamorarsi,

ma a me è capitato

di innamorarmi della creatura

più bella ch’io abbia mai visto.

Due occhi, che son due pietre preziose.

I capelli, che son l’argento del mare

mosso dal vento.

Un viso, che è la perfezione

nel suo grado più alto di concezione.

Il suo sguardo è un fulmine a ciel sereno.

E fremiti mi assalgono quando la vedo;

quando vedo la mia immagine,

riflessa in uno specchio.

 
Il poeta maledetto

Maledizione – scritta il 27 maggio 1994

 

Nella luce del sole

mi hai negato il tuo amore.

Tra i rumori del giorno

mi hai negato la tua voce.

Al mio abbraccio

hai negato il tuo corpo.

Ed ora che le tenebre

avvolgono il mondo,

ora che non s’ode altro rumore

che quello del pianto

di creature infernali,

a questa luna piena,

pregna di presagi nefasti

io prometto:

che la tua anima

non possa aver mai pace,

perché negandomi il tuo amore

ti sei condannata ad ottener rifiuti

per tutta la vita,

fino alla fine dei tuoi giorni

l’amore ti verrà negato.

La tua voce si leverà con rammarico,

inascoltata.

Perché tu non conosci cosa sia

la voce della verità.

Ed il tuo corpo,

non è stato mio,

non sarà di nessun altro.

Lo prometto, lo prometto alla luna.

Ed insieme al pianto

delle creature infernali,

si leverà un altro pianto: il tuo.

Perché mi hai perso una volta

e mai più mi avrai.

Ma io sarò il tarlo

che distrugge l’albero,

sarò la goccia che rode la pietra.

Sarò la tua dannazione eterna,

il tuo rimorso continuo.

Questa luna testimonierà

la sentenza che io ti infliggo:

Maledetta sarai,

senza di me per l’eternità.

Perché mi hai perso una volta

e mai più mi avrai.

 
Il poeta maledetto