Parole – scritta l’ 11 agosto 2008

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Che strano essere è il poeta.

pensa quanto tempo sprecato,

a ricercare parole e rime e frasi e sillogismi

e paragoni ed ossimori.

Per cosa? Per spiegar con le parole,

per raccontare, per ricordare, di quei silenzi.

Di quegli stessi silenzi, fra me e te.

Di quei silenzi che t’innalzano ad amore,

e con la stessa furia di un monsone,

ti precipitano in basso,

ti distruggono il cuore.

 

Il poeta maledetto

Gelsomino d’estate – scritta il 9 agosto 2008

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Mia vita,

mio sorriso.

Viaggiatore distratto di un mondo distante.

Vago su strade calde, deserte,

aspettando la fonte, da cui dissetarmi.

Aspettando frescura, un alito di vento,

dal quale respirare.

Estate di cuori,

coppie che si amano,

mano nella mano li vedo camminare,

parlare, baciarsi, viversi.

Ed io li invidio,

e m’attristisco.

La mano volgo avanti,

ad accarezzare un pensiero

delle mie notti tristi,

col solitario compagno cuscino.

Tu,

mia vita,

mio sorriso.

Ti aspetto e ti desidero,

come acqua e fonte a cui dissetarmi d’amore,

come un alito di vento, per respirare

e continuare a vivere.

Perché della tua immagine oramai,

splendida nel tuo candore,

nel tuo sorriso ingenuamente perverso,

respiro e vivo,

ed ho paura di svegliarmi,

ed infrangere un sogno.

Perché altro non esiste nel mio cuore,

che non sia tu,

che non sia il tuo nome.

 

Il poeta maledetto

Credetti di esser forte – scritta il 6 agosto 2008

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Anch’io credetti di esser forte,

e come secolare quercia crebbi.
Avevo una famiglia, una moglie, un figlio.
Più volte il fulmine colpì.

Tutte le volte resistetti.

Mai mi piegai,
mai compromessi accettai.
Ma quando marcio in tronco,

tempesta venne a regolare i conti,
seppur inespugnabile a vedersi, caddi.
E mi spezzai, in fragoroso tonfo.
Forte ero contro tutto e tutti.

Ma al tarlo non pensavo,

generato in me, dai miei affetti.
Dove tempesta e fulmine non poterono,
tarlo e tempesta fecero,
vincendo.
Ed or sconfitto resto, irrimediabilmente.
Tronco abbattuto dal dolore interno.
Imperituro esempio di qual forza non basti,
contro menzogna, inganno,

perverso tradimento.
Non ascia fu a colpirmi o colpo esterno,
ma piccolo tarlo interno a cui credevo,
avrei donato, e gli sarebbe bastata,
vitale linfa mia in eterno.

 

Il poeta maledetto

Per farti mio – 31 luglio 2008

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Sono io,

Sei tu.

Ti ricordi?

Ma certo che ti ricordi.

E come non lo potresti fare?

Ti basta sapere che io ci sono per tremare.

Come potrei io dimenticare?

Son qui per te,

La nera signora mi cede la sua falce,

Ed io ti colpirò.

Son qui per te,

E a lei ti donerò.

Ma aspetta, fammi giocare un po’.

Voglio ricordi, i tuoi ricordi

E me li prenderò.

Son qui per te,

Cosa c’è nel tuo cuore?

Vedrai, lo scoprirò.

Ti ricordi di lei?

Ma certo che ti ricordi di lei.

Son qui per te e per lei,

E non tremare.

Tra un po’ dimenticherai e dimenticherò anch’io.

Sarai parte di me

Ed io mi nutrirò di te.

E saremo uno.

E la nostra lei sarà nostra e mia.

Son qui per te,

Per darti quello che cercavi.

Disperatamente hai cercato in lei

E mi hai trovato.

Ed ora sono qui per te.

E laverò le tue colpe e le mie.

Ti prenderò e sarai mio per sempre.

Più di lei che è stata mia.

Più di lei che è stata tua.

Vieni mio nemico, abbracciami.

Son qui per perdonare,

Per farti mio,

Per darti quest’ultimo caloroso e freddo bacio.

Son qui per te

E con te me ne andrò.

E non tremare.

Ti toglierò quel ghigno squallido,

La tua meschinità, il tuo anonimato.

Crudele sarò

Con la tua crudeltà.

Ti mostrerò la via

Aiutandoti a seguirla.

Son qui per te e per me.

Tramuterò la tua menzogna

In ultimo sacrificio

E sarai libero.

Libero di morire in me.

Son qui per te.

Guardami.

Son qui per te.

 

Il poeta maledetto

Dubbio – 29 luglio 2008

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Sorriso amaro.

Sorriso falso.

Ma che m’importa

oramai.

Cancellata traccia

dimenticata vita.

Immutabile passato

indicibile futuro.

Distanza, distacco.

Quel che è mio è mio

ed io son forte.

Son solo e maledettamente forte.

Nulla mi tocca, nulla mi…

Lacrime amare.

Lacrime vere.

Perché dimenticar non posso, perché?

Immutabile passato

invincibile futuro.

Distanza presi

e la mia mente, mente:

quel che mi fu tolto resta.

Forte davvero sono?

Se di un ricordo schiavo,

maledettamente vinto resto?

Ma nulla mi tocca, nulla mi

farà stare ancora male.

Ma tu…

 

Il poeta maledetto

Metamorfosi – scritta il 28 luglio 2008

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Ali di farfalla guadagnate strisciando,

o albero con frutti e fiori

guadagnato germogliando.

Natura insegna,

e regola.

Che d’un miglioramento sempre ambìto,

arrivi infine a coronare un sogno,

una vita.

Ed una nuova vita a crescere e comprendere,

che scopo ultimo era quello.

Ma d’eccezione, uomo, o donna,

al mondo esiste e innaturale.

Giacché del peggio un sogno coronare,

una vita.

Ed una nuova vita, a crescere e distruggere,

quel che di buono era rimasto.

E cedere all’inganno, oscuro fiore del male.

Che parassita di se stesso resta.

Così, lei tramutò se stessa.

E non capendo dal principio quella fine,

si ritrovò a giacere tra le spine,

albero che di fior carico, in frutto convertito,

si ritrovò poi seme, perduta terra, inaridito.

Ed ali di farfalla avea,

ma migrar da fiore a fiore fu condanna.

E ritornò a strisciar parole gravi,

maledicendo d’altri, gravi colpe.

Povera carnefice!

Di sua rovina inconsapevolmente artefice.

Parole a fiumi scorreranno,

come da taglio sangue, sgorgheranno.

Vermigli d’odio e di rancore.

Finché giaciglio pallido di luna in mare,

posa, stanca di lottare,

t’accorgerai che colpa non esterna

è da cercare.

Tu,

vittima del niente,

macellaia di vite.

Meschina fine d’ali e volo,

ritornerai alla terra a germogliare ancora.

Ma storpia pianta resta,

d’un pianto falso e di tempesta,

che modellando addosso

Ti copristi.

Giorni e mesi e anni saranno, tristi.

Perché bruco in farfalla è ben accetto.

Ma chi coprir si vuole di ragione,

fugando in altri, e colpe e torti,

solo, resta.

Ricorda, mio passato,

Mia farfalla amata:

J’accuse! Continua nel tuo canto.

Ma quando metamorfosi scorsi nel tuo pianto,

voltai le spalle.

E a vita ritornai,

lasciandoti sbiadire in un tramonto.

 

Il poeta maledetto

Luce e buio – scritta il 27 luglio 2008

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D’un’ombra mi vanto,

ad un’ombra mi stringo, nel sole.

Luce d’incanto

e disincanto rimane.

Di flebile luce mi vanto,

ad essa mi stringo, nel buio.

Vana illusione

disillusione rimane.

E tu.

A chi darò il tuo viso,

mentre il tuo viso darai a un altro?

Chi stringerò al mio fianco,

mentre sbiadisce in penombra

quel che di te rimane?

Chi mi darà vittoria,

su campo di sconfitta,

Dove perduta guerra

misera, m’attese?

D’un destino che segnato il tempo

mi scandisce la vita.

Ad un battito di cuore

ho legato un sospiro.

E lacrime ho versato,

che in terra perle ai porci ho dato.

Maledette lacrime ho versato.

Commiserando a goccia, a goccia,

la stupida follia d’aver creduto amore.

E piango,

d’una maledettissima pazzia,

quel che m’hai dato

e che per sempre m’hai tolto.

Quel che ti ho dato

e che per sempre hai perduto.

 

Il poeta maledetto

Piccola notte – 25 luglio 2008

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Imbarazzo e seduzione,

d’un incontro a pelle nuda.

Sorrisi e sguardi,

e tempo insieme,

e parole, dette, sussurrate.

Poco importanti e senza senso.

Dette soltanto per frenare la passione.

E carezze e baci,

a ricordar che l’anima pretende.

E vicini, più vicini,

ad ascoltare il battito del tuo cuore, del mio.

Ed il tuo corpo sul mio,

a ricordar che anch’egli pretende.

E resto tuo, imprigionato dai tuoi occhi,

persi nei miei a chiedere e ottenere.

Poi ti regali a me,

cedendo la tua forza al tuo concederti.

Ed io son qui,

per prender quel che m’offri,

e stringer più forte a me i tuoi fianchi,

la tua bronzea pelle.

Prigionieri liberati dall’amore di una notte.

A chiederci e pretendere altre notti,

assaporare ancora quel profumo di me e di te,

tra le lenzuola come onde

d’un mar che geme, freme, infuria e burrasca.

S’acqueta infine, soddisfatto e calmo,

degli occhi tuoi nei miei a sorridere,

come ragazzi al primo perdersi nel mondo dei grandi.

Un presente piacevole,

un futuro, dolce ricordo.

 

Il poeta maledetto

Parole maledette – scritta il 24 luglio 2008

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Parole e parole.

E versi e strofe.

Poesie e racconti,

a breve romanzi.

Quante inutili parole.

Parole belle, struggenti, d’amore,

d’odio e rancore.

Che arricchiscono l’anima,

che scaldano il cuore.

Che donano passione,

speranza, gioia e stupore.

Invidia, illusione,

delusa partecipazione.

Parole che vivono in se e di se.

Trasportate dal vento,

battute dal sole,

bagnate dall’acqua,

bruciate dal fuoco.

Germogliate in terra,

come semi di primavera.

Inutili parole d’amore,

che non sanno descrivere l’anima,

e non parlano il linguaggio del cuore.

Ci provano attraverso me,

che ogni volta fallisco.

E maledetto per questo.

Perché parole son parole,

e i sentimenti sono altra cosa.

E non s’incontrano che per brevi momenti,

soltanto nel cuore di chi le ascolta.

Così son poeta per raccontare e non per scrivere.

Di emozioni provate o soltanto immaginate,

ma vissute con l’animo,

e rivissute in chi le ascolta.

E son poeta maledetto, non per me stesso.

Per chi mi ascolta.

 
Il poeta maledetto

VITA – scritta il 19 luglio 2008

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Qual fil di cotone teso,

tra dita sottili spezzandosi.

A rimirar mi trovo le due estremità.

Una più lunga, l’altra più corta.

E dir non saprei qual già vissuta

e qual rimanente.

Questa fragile vita dedicata,

a chiunque non fosse me stesso.

Ed or mi trovo alieno nel mondo.

Come se svegliato mi fossi da un sonno profondo.

Visi e sorrisi in strada,

che non conosco e non riconosco.

Chi toccato ne ha un pezzo,

chi ne toccherà l’altro.

Io,

incastro nel tempo,

non mio.

Ma sconosciute mani attendo.

Plasmar futuro e emozioni

di chi scrivendo vive,

di fragili parol come cotone.

Solo,

unica via per lasciar traccia.

In un futuro di cocci assestati insieme,

e con rapprese mani a scrivere,

nell’istante dell’ultima carezza,

un brivido ancora mi porterà

a quel pezzo di cotone ch’è volato

e all’altro che fra le dita è restato.

E del nodo fatto e risciolto,

per una verità non detta.

Per un sorriso che si è spento,

nel cuore di un poeta maledetto.

 
Il poeta maledetto