Mi hai visto piangere.
Passavo così,
lacrime agli occhi,
nel buio di quella casa
dalle persiane abbassate.
Dove solo il mio corpo avevo lasciato
a vegetare.
Mi hai visto piangere
quando ti sono passato di fianco,
trasparente nella tua indifferenza.
Senza accorgerti di me,
perso nella mia delusione,
nel mio dolore.
Annientato dall’illusione
che mi avevi messo in cuore.
E ti sei meravigliata di quel pianto,
di quando con la stessa innaturale freddezza
disumano distacco,
del predatore che divora la preda ancora viva,
ed essa con gli ultimi sprazzi di vita,
cerca ancor di reagire e divincolarsi,
ben sapendo che il suo destino è segnato,
mi dicevi che un’altra ti diceva,
che mi vedeva ancora innamorato,
a te legato.
E che saremmo tornati insieme.
E me lo dicevi per farmi star male?
o per convincerti in un mio dissenso che
la cosa era impossibile?
O semplicemente per meravigliarti di quell’insignificante uomo
e del suo stupido, inutile pianto?
Ed io piangevo.
Ma non esistevo nel tuo cuore.
Preso da un’illusione,
dimentico di tutto l’amore dato e ricevuto,
per sentirti donna,
e meno mamma.
E meno moglie.
Non mi dispiace del tuo dolore,
come a te non dispiace del mio.
Mia falsa, purtroppo sconosciuta,
compagna di vita passata.
Mi sforzerò di regalare un sorriso
ad una sconosciuta di domani,
fingendo ch’io sia ancora
capace di farlo.
Il poeta maledetto